La Legge di conservazione della massa ha un nome altisonante, quasi incute timore. Alla maggior parte di noi richiama qualche giornata di scuola non proprio piacevole nel laboratorio di chimica. Ma tutti, davvero tutti, sapremmo spiegare il senso della frase “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.”; che poi è la stessa cosa scritta con parole differenti. Questo cardine della meccanica classica, e quindi del nostro mondo fisico, parla certo di masse, siano esse sostanze inerti o esseri viventi come noi e i nostri amici animali, ma non esclusivamente.
Moriamo tutti, ma non del tutto.
Siamo stati abituati a pensare che dopo la morte ci sia una qualche forma di esistenza che riproponga una parte o il tutto di noi in altre formule. Da millenni le religioni, ad esempio, qualificano queste dimensioni nelle più disparate maniere: molto più laicamente, tutti noi le chiamiamo ‘Aldilà’.
Nell’ultimo secolo, la Scienza ha però cambiato prospettiva. Quella fideistica certezza che vi sia qualcosa dopo la vita comincia ad avere molti riscontri anche nel mondo ‘Di qua’.
Una ricerca pubblicata nell’ultimo numero di Science, che potete scaricare interamente qui, ha fatto conoscere il lavoro di alcuni ricercatori che in differenti luoghi del mondo hanno rintracciato parti di DNA di animali in zone non proprio vicine a dove questi animali si trovavano.
Elisabeth Clare una ecologista molecolare della Università di York, ha usato 20 pompe a vuoto per catturare frammenti degli animali dello zoo di Hamerton. Le ha lasciate in posti distanti l’una dall’altra per 30 minuti, raccogliendo così 72 campioni d’aria presente dentro e fuori lo zoo.
Il DNA dei nostri amici animali sparso dappertutto.
In tutto, la ricercatrice ha mappato 25 specie differenti di animali: di questi, 17 campioni corrispondevano ad animali presenti nello zoo; i restanti erano di animali distanti anche 300 metri dal luogo del rilevamento (come daini e ricci) e, sentite questa, di cibo (carne di pollo o di maiale, ad esempio) dato come alimento agli animali dello zoo.
Analogo esperimento è stato fatto in Danimarca da Kristine Bormann nello zoo di Copenhagen, con identici risultati: li potete leggere nell’articolo.
Trasferendo ora questi esperimenti a contesti a noi tutti più familiari, potremmo dire che la vita di un essere vivente non si limita al momento in cui la sua esistenza ci si manifesta su questa terra ma ha una sua presenza, fisica, anche quando questa non è più visibile.
Gli oggetti di uomini ed animali che ci sono stati cari sono carichi di quella vita che se non ha più la forma di un tempo resta sugli oggetti, nell’aria, nel mondo materiale, aggiungendosi a quella che c’è stata prima e rigenerandosi in altri contesti.
In conclusione, anche la Scienza sta scoprendo una dimensione che nei millenni ha sempre accompagnato la vita degli uomini pur non avendone avuto mai avuto una diretta dimostrazione.
Una cosa è quindi certa: non abbiamo bisogno di credere in un mondo che si trova in un’altra dimensione con i nostri cari che ci aspettano, visto che quella dimensione e i nostri cari, uomini o animali che siano, in un certo senso sono ancora assieme a noi.