Ho già scritto qualche tempo fa della questione del seppellimento dei propri animali di affezione presso siti privati. La normativa, come sapete, è molto rigida e sottoposta a vincoli stringenti. Chi ha qualche anno più di me, sa che non molto tempo fa quando moriva un gatto o un cane, soprattutto in campagna o in zone periferiche, si provvedeva al seppellimento dell’animale senza preoccuparsi troppo del luogo o del modo con il quale lo si faceva. Era una pratica diffusa ma pericolosa anche allora. In città, invece, di animali non ce ne erano ancora moltissimi e quasi tutti avevano spazi fuori città dove compiere il triste rito.
Negli ultimi decenni il numero degli animali di affezione è aumentato con il crescere dell’abitudine di tenere i nostri amici accanto a noi anche in città. e non parlo solo di cani e gatti. Ovvio che servisse un sistema di norme che si occupasse della questione del post-vita dei nostri amici. Per questo sono nati, ad esempio, l’anagrafe canina o i siti di cremazione o sepoltura. Di pari passo è aumentata la vigilanza delle aziende sanitarie.
Per una volta tanto, non si tratta solo di burocrazia. Un cane divenuto mordace, e quindi pericoloso, o lo smaltimento non corretto dei poveri resti dei nostri amici sono eventi che hanno rilevanza sociale. L’inquinamento anche di una sola piccola falda acquifera può protrarsi per anni ma soprattutto, potremmo non accorgercene immediatamente.
Certo, se ci pensiamo bene, si tratta di poca cosa confronto ad altre cause di inquinamento; ma anche queste contribuiscono, potenzialmente, a rendere meno salubre il nostro ambiente.
La fonte di tutte queste normative, è, manco a dirlo, europea. È un regolamento recepito da un decreto legislativo italiano che contiene sanzioni molto pesanti soprattutto per noi operatori del settore, ma marginalmente riguarda anche i proprietari degli animali di affezione. Il PDF da scaricare lo trovate qua.
Ho voluto dedicargli questo post per farvi capire come le procedure che seguono all’addio ad un nostro amico animale ormai sono del tutto simili a quelle che riguardano noi esseri umani e che dietro il piccolo prezzo che vi trovate a corrispondere ad un veterinario o direttamente alla mia impresa, c’è una procedura che non si riduce ad un trasporto di un rifiuto speciale.
Come succede per noi uomini, quando salutiamo qualcuno a cui si è affezionati, non lo facciamo solo come gesto di rispetto per questo, ma è un segno di civiltà che interessa tutti i membri di una comunità: ed è per questo che dobbiamo conoscere, almeno di sfuggita, questa norma.
Il veterinario sarà un professionista di cui avrete bisogno: chiedete a lui prima di adottare un cane.
Quanto costa adottare un cane?
Nulla. Anzi. Considerato il sovraffollamento e i costi che comunque ogni amministrazione comunale deve sostenere, ci sono comuni che offrono incentivi per adottare un cane. La procedura non è semplicissima, ma dipende essenzialmente da due fattori: quanto siamo disposti a fare per garantire una vita decorosa all’animale e quanto effettivamente i nostri buoni propositi si concretizzano in realtà. Il primo fattore viene valutato durante uno o più colloqui che prendono in esame la nostra volontà di adottare un cane in rapporto alle nostre possibilità e al tempo che possiamo dedicargli. Il secondo fattore è conseguente e di solito viene lasciato ai responsabili dei canili che eguono l’attuazione dei nostri buoni propositi, anche dopo che siamo usciti dal canile con il nostro amico a quattro zampe.
Un po’ di fatica molto bene ricompensata.
Malgrado qualche inevitabile iniziale difficoltà, adottare un cane da un canile municipale, da solo grandi soddisfazioni, ammesso che si abbiano tutti i requisiti per farlo. Generalmente i cani che si trovano al canile vengono da ambienti di vita molto precari e garantire loro condizioni migliori li fa affezionare a noi. A questo si aggiunga il fatto che un meticcio è dotato di capacità e attitudini molto superiori a qualsiasi ‘purosangue’ proprio perché, in moltissimi casi, si è dovuto arrangiare in tutti i modi per sfangare la giornata. E non è affatto vero che un cucciolo si affezioni a noi di più che un buffo signorotto attempato con qualche chiletto di troppo: questi ultimi conoscono già come va il mondo e sanno che la nostra scelta non è stata dettata da un afflato estetico. Proprio per questo il nostro gesto, sarà molto più apprezzato.
A chi dovrei chiedere?
Al vostro Comune, innanzitutto. È il vostro Comune che è delegato dallo Stato ad occuparsi dei fenomeni di randagismo, Tuttavia, vi consiglierei di fare qualche domanda veloce ad un veterinario vicino casa (perché comunque di un veterinario avrete bisogno) e magari a qualcuna delle associazioni che gestiscono i vari canili sul territorio. Anche se il vostro referente principale è proprio l’amministrazione della vostra città, comunque veterinari ed associazioni sono i soggetti meglio informati perché si occupano esclusivamente del benessere degli animali a differenza di un Comune che, a sua volta, delega la questione a qualche ufficio già oberato di incombenze.